Da sempre, ma dalla Prima guerra mondiale innanzi in modo sistematico, le guerre le prepara e le combatte la comunicazione. Persino le azioni belliche, come hanno sostenuto tutti i principali teorici militari (dal celebre Sun Tzu al non meno noto von Clausewitz) sono essenzialmente atti comunicativi, messaggi inviati all’avversario. Ma il principale bersaglio da colpire, psicologicamente, è il cittadino comune, l’uomo cioè che, informandosi tramite i media di cui dispone, contribuisce nel suo piccolo a formare la cosiddetta “opinione pubblica”, nei regimi democratici la sola in grado di legittimare una guerra decisa a livello governativo. L’analisi di alcuni casi esemplari, anche recentissimi, consentirà di passare in rassegna le principali tecniche di manipolazione cognitiva di massa messe regolarmente in atto per raggiungere sul piano emotivo obiettivi politici irraggiungibili per via argomentativa.