Con questo lavoro di Tullio Omezzoli, dedicato alla Giustizia partigiana nell’Italia occupata, si inaugura la collana di pubblicazioni online dell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta.
La giustizia nelle formazioni partigiane combattenti è stata oggetto, a partire dalla Liberazione, di narrazioni, memorie, ricerche e riflessioni eterogenee quanto a contenuti, metodi e finalità, che hanno messo in luce l’uno o l’altro aspetto del fenomeno, senza peraltro arrivare a darne un quadro d’insieme.
Questo lavoro si propone di far luce, nel modo più semplice e ordinato possibile, sui principi sottostanti alla giustizia delle “bande” di diversa consistenza e ispirazione; sugli strumenti a disposizione dei giudici partigiani; sulle dinamiche delle indagini, dei processi, dell’esecuzione delle sentenze; sulla parte recitata dai protagonisti attivi e passivi; su quanto di accidentale e imponderabile o comunque extragiudiziale interviene nei diversi momenti dell’iter giudiziario.
Qui si prende in esame solo la fisiologia della giustizia partigiana; quindi se ne trascurano i momenti patologici, che sono poi quelli sui quali si è fissata sinora l’attenzione del maggior numero di studiosi. Si mette a confronto la giustizia delle bande con le varie forme di giustizia straordinaria, ma anche con quella togata, che è in linea di principio fonte di ispirazione per i giudici partigiani.