Il 23 maggio 1915, contestualmente alla mobilitazione dell’esercito, Vittorio Emanuele III firma i decreti che istituiscono la censura sulla posta e sulla stampa per impedire la diffusione incontrollata di notizie relative all’andamento delle operazioni belliche, alla condizione dell’esercito e alla situazione politica interna che potessero in qualche modo favorire il nemico. «In guerra, la verità è la prima vittima» diceva Eschilo, ma neppure in tempo di pace la “verità” se la passa troppo bene: deve infatti spesso vedersela, quando è scomoda, con governi, agenzie e propagandisti pronti a contrastarla, edulcorarla o occultarla del tutto. Postale, giornalistica o cinematografica che sia, la censura percorre tutto il ’900 e si inoltra nella nostra era telematica perseguendo l’obiettivo di sempre, ossia limitare la libertà d’espressione e di accesso alle informazioni al fine di preservare l’ordine sociale, politico e morale vigente. La trattazione verrà sviluppata in un’ottica diacronica sulla base di esempi documentati, locali e non.